Cercando Alaska di John Green - di Lara Facco

In fatto di libri sono sempre molto critica e ci metto secoli a sceglierne uno, non pensavo che questo potesse piacermi a tal punto da sceglierlo per fare il tema e consigliarlo a così tante persone.
Cercando Alaska è un romanzo per ragazzi, pubblicato per la prima volta nel 2005, da uno scrittore del Nebraska, John Green.
John Green ultimamente ha riscosso moltissimo successo grazie al suo ultimo capolavoro, Colpa delle stelle, super premiato e conosciuto in tutto il mondo.
A parer mio un libro mediocre, troppo pubblicizzato.

I personaggi principali di questo racconto sono un gruppo di sedicenni che frequentano una prep-school in Alabama.
Miles, uno dei protagonisti principali, è un ragazzo alto e intelligente, con un carattere riservato e dei genitori troppo protettivi. Non pensava di legare con delle persone così diverse da lui nel campo, con cui passare indimenticabili momenti e vivere una grande avventura.
Il suo compagno di stanza si chiama Chip Martins, detto ‘Il Colonnello’, robusto e famoso in tutto l’istituto per i suoi scherzi.
Altra figura importante è Alaska, una ragazza bellissima, con i capelli color mogano e gli occhi verdi, un carattere estroverso e una nebbia di mistero che l’avvolge.
Nessuno sa molto sul suo passato, sulla sua famiglia.
Ma Miles è un ragazzo curioso, e attratto da lei, e fa di tutto per scoprire qualcosa di più su di lei.
Fino a metà del libro tutto è tranquillo, i ragazzi vivono sereni nel campo, fanno scherzi, bevono, fumano e si annoiano a lezione, quando un giorno Alaska si fionda nella camera di Miles e Chip, è sull’orlo di una crisi, e urla di volersene andare, che ha dimenticato una cosa.
Chiede aiuto ai due e così fanno, tengono occupato l’uomo che sta di guardia e lei se ne va.
Il giorno dopo il capo del Campus richiede un’urgente riunione con tutti gli studenti, Alaska Young è morta in un incidente.
Tutti piangono la sua morte e Miles è sommerso dai sensi di colpa, vuole urlare dal dolore e prega che tutto quello sia solo un altro stupido scherzo.
Ma non è così, è tutto vero
Passati un paio di giorni, Miles e i suoi amici iniziano a indagare, vogliono saperne di più.
Vogliono sapere cosa passasse per la testa di quella ragazza stravagante, cosa si era dimenticata.
Alla fine giungono alla conclusione che quello schianto fosse programmato, lei si era suicidata.
Si era dimenticata l’ottavo anniversario della morte della madre e presa da un momento di debolezza si era lasciata schiacciare dall’ansia, andando a urtare un’altra auto, morendo sul colpo.

Forse raccontato così non rende neanche la metà di quello dovrebbe, ma è stato veramente sconvolgente arrivare alla fine e scoprire la verità.
Inoltre lo scrittore ha utilizzato una tecnica particolare.
La morte di Alaska è preceduta e poi seguita da centotrentasei giorni, in cui ruotano la serie di eventi che rendono il libro un capolavoro.
La parte che ho apprezzato di più è stata quando Miles e i suoi amici, come omaggio all’amica, organizzano uno scherzo di fine anno, ingaggiando uno strampalato spogliarellista e coinvolgono tutti gli studenti del campo.

Ho letto questo libro in meno di una settimana, era diventata una specie di droga, andavo a letto con il libro tra le mani, me lo portavo in spiaggia e lo appoggiavo persino sul tavolo mentre pranzavo.
Per finire, vorrei consigliare questo libro perché penso sia alla portata di tutti,  è scritto usando un lessico semplice, molto scorrevole e una trama intrigante.
L’unico appunto, non dobbiamo farci condizionare dal giudizio degli altri su qualcosa di mai provato,  i libri, come la musica, il modo di vestire, sono un qualcosa di soggettivo.
È ovvio che una persona abituata a leggere gialli o fantasy non apprezzerà mai Cercando Alaska, o forse sì, chi lo sa? Ma comunque sia, è giusto provare cosa nuove.
Quindi per chi voglia cimentarsi in una lettura nuova, o per chi vuole passare un po’ del suo tempo in casa, o in spiaggia, immerso tra le pagine di un libro, lo consiglio vivamente, vi lascerà senza parole, spero lo apprezziate.


Ps. Ultima cosa… ecco una delle mie citazioni preferite del libro:

“Quando gli adulti, con lo stupido sorriso di chi crede di saperla lunga, dicono: “I giovani si credono invincibili” non sanno quanto hanno ragione. La disperazione non fa per noi, perché niente può ferirci irreparabilmente. Ci crediamo invincibili perché lo siamo. Non possiamo nascere, e non possiamo morire. Come l’energia, possiamo solo cambiare forma, dimensioni, manifestazioni. Gli adulti, invecchiando, lo dimenticano. Hanno una gran paura di perdere, di fallire. Ma quella parte di noi che è più grande della somma delle nostri parti non ha inizio e non ha fine, e dunque non può fallire”.


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