Quando ci batteva forte il cuore di Stefano Zecchi - di Francesco Ponti
ROMANZO: “QUANDO
CI BATTEVA FORTE IL CUORE”
AUTORE: STEFANO
ZECCHI
CASA EDITRICE: MONDADORI
2010
RECENSIONE
Stefano Zecchi nasce a Venezia il 18 febbraio1945. Ha studiato al liceo classico Marco Polo di Venezia e dopo la maturità si è iscritto alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, dove si è laureato in filosofia con Enzo Paci. Dopo la laurea ha insegnato per qualche anno nelle scuole di Milano e provincia e nel 1979 è diventato professore ordinario, ottenendo la cattedra di filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Padova. Dal 1984 è professore ordinario di estetica presso l'Università degli Studi di Milano. Tra le sue opere più importanti vi sono: “la fenomenologia dopo Husserl nella cultura contemporanea,” “Verso dove?”, “ La bellezza”. Mentre tra le sue opere più recenti vi è il romanzo dal titolo:“ Quando ci batteva forte il cuore”. Questo romanzo narra la situazione politica in Istria nel non lontano 1945, anno per tutti della fine della guerra , ma non per gli istriani, che si vedono protagonisti di varie vicende politiche, al termine delle quali, saranno annessi all’ Jugoslavia. Inoltre ci trasporta in un lungo viaggio di un padre che insieme al figlio sono alla ricerca dell’identità rubata dal vento della storia. Il romanzo si apre con la narrazione della quotidiana vita di Sergio con la madre Nives che durerà per buona parte del romanzo, fino all’arrivo del papà che ritorna dalla guerra. Inizialmente Sergio non si trova molto con il padre, anzi si spinge a credere che non avrebbe mai avuto bisogno di lui, anche se presto dovrà ricredersi su questo.
Nella città avviene, infatti, durante un giorno di avvenimento ricorrente una strage degli innocenti, la quale provoca terrore, tanto che la gente impaurita decide di lasciare l’Istria, finché è possibile (esodo). Persino Flavio, il papà, ed il nonno Rodolfo riferiscono a Nives che lasciare la loro città, “Pola”, in quel periodo sarebbe stata la cosa migliore da fare, ma lei si dimostra irremovibile davanti a tale decisione. Nives rappresenta, infatti, la figura di chi non si arrende e lotta per ciò in cui crede. Dal momento in cui Nives entra in clandestinità, inizierà la fuga di Flavio e Sergio verso l’Italia, dove poi si stabiliranno definitivamente. Durante il lungo viaggio si notano tutte le difficoltà provate dal bambino e anche il suo desiderio di tornare a casa dalla sua mamma, contrastata dalla forza di volontà del padre che amandolo vuole proteggerlo portandolo al sicuro. Durante questa lunga fuga si consolidano e si rafforzano i rapporti tra padre e figlio, impareranno, infatti, che solo restando uniti possono raggiungere la salvezza.
Questo romanzo è riuscito a trasmettermi il disagio provato dagli italiani, i quali si sono visti togliere la loro terra per essere annessi alla Jugoslavia, comunista di Tito. E’ un romanzo che riesce a catturare così tanto l’attenzione del lettore che alla fine ci si sente quasi protagonista, per cui lo consiglierei a tutti quelli che amano romanzi storico-realistici capaci di renderti partecipe della loro storia.
FRANCESCO GIUSEPPE PONTI 2^A
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