Codice beta di Michael Crichton - di Stefano Parracino

Deserto dello Utah. La sagoma scura di un treno blindato attraversa la notte. All’improvviso, un’esplosione scuote il silenzio del deserto. Il treno si ferma, un gruppo di uomini armati circonda i portelloni avvolti dal fumo. I gesti sono rapidi e precisi. Il loro obiettivo anche: sottrarre due grosse bombole d’acciaio, una gialla, l’altra nera. Al loro interno, accuratamente separati, gli agenti binari di un potentissimo gas nervino destinato al dipartimento della Difesa. È un’arma chimica letale dal potenziale devastante, capace di mettere in ginocchio  se si verificasse il temutissimo scenario chiamato in codice «Beta»  la più potente democrazia del mondo occidentale. San Diego, qualche giorno dopo. Mancano poche ore all’arrivo del presidente degli Stati Uniti, quando i servizi segreti collegano il furto nello Utah al sorvegliato speciale John Wright, rampollo di una famiglia di industriali e matematico talentuoso, divorato dal risentimento verso una società che considera sbagliata e che vuole sovvertire. A tenergli testa è un agente che lo conosce molto bene, John Graves: solo il suo intuito ha una possibilità di svelare l’indecifrabile piano di Wright per diffondere il gas binario. I due si fronteggiano in una sfida psicologica al cardiopalma, un conto alla rovescia per mettere in salvo la vita non solo del presidente degli Stati Uniti, ma di tutta la popolazione della costa occidentale.
In questa loro sfida il talentuoso quanto pazzo Wright saprà sempre di avere gli occhi di Jones Graves addosso, per questo motivo lo stesso “terrorista” lascerà degli indizi al detective per rendere questa sfida più interessante. Wright per capire quanto sarebbe stata interessante la sfida riusce a rubare dal database i dati psicologici di Graves, questo porterà anche il matematico a sottovalutare il detective che alla fine risolverà il caso pur con molti problemi.

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